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03 settembre 2008

LA REGGIA DI VENARIA REALE




Approfittando di uno degli ultimi giorni di ferie ho deciso di visitare una delle residenze sabaude tra le più gettonate del nascente turismo torinese. Così, approfittando di una Torino ancora poco propensa a riprendere i consueti ritmi di vita, andiamo a visitare questo gioiello di architettura barocca.
Verso la metà del ‘600 il duca Carlo Emanuele II di Savoia decise di ampliare il già ricco sistema di residenza di corte affidando all’architetto Amedeo di Castellamonte l’incarico di costruire una nuova residenza di piacere e di caccia.

Negli anni a venire la Reggia di Castellamonte subì dei rimaneggiamenti: prima (1699-1798) ad opera di Michelangelo Garove che mutuando lo stile francese diede alla Reggia un carattere imponente e grandioso; più tardi (1716) Filippo Juvarra con la sua genialità artistica realizzò la Galleria Grande (di Diana), la cappella di S. Uberto, la Citroneria e la Scuderia Reale; infine, qualche anno dopo, Benedetto Alfieri unì tutto il complesso con un sistema di gallerie di comunicazione dando unitarietà alla residenza.
Anche il parco annesso subì una evoluzione: da giardini all’italiana pensati dal Castellamonte a giardini alla francese del Garove.
Purtroppo, dalla fine del ‘700 e per tutto l’800, con la Restaurazione, la Reggia ebbe un destino di saccheggio, vandalismo ed infine oblio che la portarono ad essere adibita a caserma militare fino alle due guerre mondiali.
Finalmente solo qualche anno fa (1998) prende vita il più grande progetto europeo di valorizzazione di questo bene culturale. In circa dieci anni di lavori quasi 80.000 mq dell’edificio hanno riacquistato dignità artistica: enormi lavori di restauro, per non parlare dell’approccio di tipo archeologico di alcuni interventi e dello sforzo botanico hanno alla fine ricreato ciò che non c’era più da molti decenni, lo splendido parco della Reggia.
Tutto ciò oggi è visitabile.
La visita alla Reggia concerne due piani: il piano interrato e quello nobile.
Il percorso inizia al piano interrato che nel passato ospitava gli ambienti di servizio e supporto alla vita di corte soprattutto per quanto riguarda il vettovagliamento dei nobili. In tutta la Reggia gli ambienti sono privi di arredi (ormai persi con le vicissitudini storiche) ma conservano affreschi, stucchi e quadri di grande pregio artistico.
Una peculiarità del percorso museale di visita è la destinazione di molte stanze al progetto “Ripopolare la Reggia” realizzato dal noto regista Peter Greenaway. Il regista, coadiuvato da numerosi attori italiani, fa rivivere personaggi più o meno nobili della corte sabauda attraverso proiezioni su schermi di dialoghi o monologhi concernenti spaccati di vita di corte con tanto di pettegolezzi, intrighi a volte piccanti e divertenti, a volte squallidi, ma sempre interessanti e ben realizzati. Così fra quadri, busti e curiosi personaggi in costume si sale al piano nobile dove il livello architettonico dell’opera raggiunge l’apoteosi nella splendida Galleria Grande (ribattezzata di Diana) realizzata dal genio di Juvarra. Sempre di ingegno Juvarriano è la Cappella di Sant’Uberto, di michelangiolesca concezione e di impareggiabile bellezza.



Con questo edificio sacro si chiude il percorso di visita.
Data la lunghezza della visita alla Reggia è consigliabile visitare i giardini in un secondo momento ma chi non può fare altrimenti si troverà a passeggiare in giardini alla francese rigogliosi, sotto pergole di rose rampicanti o sedersi nel boschetto della musica.


Ovviamente quello che si può vedere oggi è solo un’ipotesi verosimile di ciò che poteva essere il parco nel ‘600. Basti pensare che le svariate centinaia di olmi che popolavano i viali oggi sono stati sostituiti con tigli poiché gli olmi sono ormai estinti nel nostro continente.
Fulcro architettonico del parco è l’asse costituito dalla Fontana d’Ercole e il Tempio di Diana uniti dall’Allea della Fontana d’Ercole. Gli attenti scavi archeologici hanno riportato alla luce la struttura, con i basamenti dei padiglioni frontali e alcuni tratti delle scalinate e delle grotte che costituivano la Fontana d’Ercole.


Già nel 1751 la fontana, non rispecchiando i canoni del giardino alla francese, fu distrutta e sostituita da un pendio erboso che univa la parte alta con quella bassa del parco! Oggi quello che vediamo ci aiuta a immaginare la magnificenza dell’originaria composizione.
Dalla fontana parte un viale (chiamato Allea) della lunghezza di un chilometro.
Nel ‘600 il viale era percorso dal torrente Ceronda e che metteva in comunicazione idrica la Fontana con il Tempio di Diana. Oggi del torrente rimane solo un simulacro in ciottoli di pietra e del Tempio di Diana solo le fondamenta.

Il Tempio fu abbattuto nel 1700 perché non rispecchiava i canoni della prospettiva “all’infinito” e perché le statue che lo adornavano erano troppo lascive per i tempi. Ecco come si doveva presentare il tempio nel '600.



Per concludere la visita ai giardini non si può tralasciare l’enorme Peschiera: luogo delle navigazioni di piacere e delle feste di corte di cui, malgrado attestata da diversi documenti e progetti, non ne è certa la realizzazione.



La visita porta così a compimento un viaggio nel 600 e 700 barocco alla corte dei Savoia dando un’iniezione di cultura del nostro passato attraverso un monumento dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO!






Per maggiori informazioni: http://www.lavenaria.it/





2 commenti:

Trekker ha detto...

Ricordo che, qualche tempo fa, a Venaria stavo effettuando la scuola guida per la patente C quando, con l'autocarro, ho agganciato un bastone che sporgeva da un cassonetto dei rifiuti; ciò ha provocato il trascinamento del cassonetto stesso con qualche "leggero" danno per gli automezzi parcheggiati lungo la strada. Ancora adesso mi viene da ridere per la scena che mi si è presentata quando sono sceso dal mezzo; avrebbe vinto "Paperissima".

Raffaele ha detto...

Per fortuna che non guidi camion per lavoro!!! ;-)
Raffaele