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31 agosto 2008

IL ROCCIAMELONE (3538 m.)


Nei giorni in cui l’aria inquinata di Torino è spazzata dal vento o ripulita dalla pioggia ci si rende conto come questa città sia attorniata da splendidi monti dalle cime aguzze come ad essere in un anfiteatro naturale costituito dall’arco alpino occidentale. Fra questi giganti, a volte lontani (come il Monviso o il Gran Paradiso), vi è uno che appare molto vicino, di forma piramidale quasi perfetta se non fosse per un’antivetta che ne contende il primato in quota alla sua sorella maggiore; visibile da ogniddove a Torino, quando si imbocca l’autostrada del Frejus verso Susa esso appare sempre più maestoso ed imponente. E’ il Rocciamelone.

Il Rocciamelone (3538 mt) è un monte delle Alpi Graie che con i suoi 3538 mt slm. sovrasta tutta la Val di Susa. È situato nell’area amministrativa del comune di Mompantero a pochi chilometri da Susa.
Visualizzazione ingrandita della mappa La sua considerevole altezza , la presenza di importanti vie di comunicazione nelle vicine e profondi valli di Susa e del Moncenisio (fra cui la Via Francigena) e l’ essere visibile e facilmente riconoscibile in un’ampia area geografica ha fatto sì che questo monte acquistasse , nel medioevo, la fama di monte più alto del Piemonte. Il suo sovrastare l’incessante flusso di pellegrini che da oltralpe transitavano in queste valli per raggiungere Roma ne conferì un’immagine mistica.
Nel 1358, un certo Bonifacio Rotario d’Asti era uno dei tanti nobili italiani partiti per le crociate; catturato dai Turchi, imprigionato e poi riuscito a fuggire tornò a casa. Durante la prigionia fece voto alla Madonna per il quale se si fosse salvato avrebbe portato una Sua effige sulla vetta più alta che avrebbe visto rientrando a casa. Così fu: il 1 settembre del 1358 portò ad oltre 3500 metri un trittico bronzeo (attualmente custodito nella cattedrale S. Giusto di Susa). Con questa impresa il nobile piemontese può considerarsi l’antesignano dell’alpinismo che nascerà solo dopo 500 anni dalla sua scalata. Durante l’ascensione Bonifacio costruì sulle pendici del monte un ricovero per viandanti e pellegrini ad incentivo ed aiuto alla scalata ed alla venerazione della Madonna: è l’attuale Rifugio Cà d’Asti, il primo rifugio alpino di tutti i tempi! Dopo un lungo periodo di abbandono nel 1977 è stato modernizzato e rimaneggiato e dal 1980 è tornato ad essere un punto di riferimento per quanti ascendono al Rocciamelone.
Nel 1673, a causa dell’estendersi del ghiacciaio del monte e dunque dell’impossibilità di potervi accedere, il trittico bronzeo fu portato a valle da una delle tante cappellette in legno che l’avevano ospitato in quegli anni.
Nel 1899 lo scultore torinese A.G. Stuardi realizzò una statua della Madonna con le offerte di oltre 130.000 bambini. Gli alpini del battaglione Susa portarono in vette gli spezzoni dell’enorme statua (1400 kg) e la montarono su di un piedistallo di pietre su cui c’è una targa: “I bimbi d’Italia a Maria”.
Nel 1920 fu realizzata la prima struttura in pietra quale rifugio per i pellegrini e solo nel 1960 il piccolo santuario meta dell’annuale processione. Un altro primato di questa montagna è proprio il Santuario della Madonna del Rocciamelone il quale risulta essere il più alto d’Europa!
Per la sua altezza, la sua storia, la dimensione mistica di fede religiosa il Rocciamelone è la montagna simbolo della Val Susa nonché un monte a cui i Piemontesi sono particolarmente legati.
Proprio per questo la tentazione di salirci in vetta è stata così forte che quest’anno io ed il mio amico Luigi abbiamo deciso di provarci.
Così programmiamo l’ascesa per il 28 Agosto (senza saperlo l’anniversario dell’inaugurazione della statua della Madonna!!).

L'ESCURSIONE

Si parte da Torino molto prima dell’alba, alle 05:00. Arrivati a Susa, attraverso l’autostrada del Frejus, seguiamo il nostro navigatore e le indicazioni per Urbiano dove subito troviamo i cartelli per il Rocciamelone, Cà d’Asti. Imbocchiamo rapidamente una stretta strada di montagna che si inerpica da subito portandoci rapidamente in quota facendoci godere di un panorama alquanto suggestivo: la città di Susa qualche minuto prima dell’alba quando la notte è più buia e la temperatura è più fredda. Dopo circa 15 km su strada asfaltata il percorso diviene sterrato ma fortunatamente più ampio e senza tornanti. Ancora 5 km e giungiamo ad uno slargo dove parcheggiare la macchina (2200 m. slm.): è la stazione di arrivo della teleferica che serviva il Rif. Cà D’Asti.


Proseguendo la sterrata ancora per qualche minuto si arriverebbe al Rif. La Reposa ma noi prendiamo subito il sentiero ben indicato da cartelli nei pressi del nostro parcheggio. E’ l’alba (06:45). Il sentiero parte subito ripido e con i muscoli freddi si preannuncia una bella faticaccia! Dopo un primo tratto dritto il percorso prende a zigzagare sui pendii erbosi che ci separano dalla prima tappa dell’escursione: Cà D’Asti. A questa quota (circa 2500) gli alberi hanno lasciato il posto a pascolo erboso. Il sole inizia ad alzarsi e di minuto in minuto il panorama montano cambia colore nelle varie sfumature di rosso nonché nella quota che si eleva rapidamente. Il tempo è sereno ma c’è foschia che potrebbe ostacolare nell’ammirare il panorama dalla vetta. Ma la vetta è ancora lontana. Un bivio ci propone, con idonea segnalazione, una scorciatoia che decidiamo di prendere e ben presto ci troviamo sotto uno sperone roccioso aggirato il quale raggiungiamo il Rifugio Cà D’Asti (2850 m.).


Dopo solo 1h 30’ la stanchezza si fa già sentire. Facciamo una pausa, beviamo, mangiamo uno snak, facciamo alcune foto e ci rimettiamo in marcia. La vetta è in vista, splendidamente investita dal sole assume con il suo ripido pendio roccioso un caldo color ocra.


Il percorso ora perde anche quella presenza esigua di erba per lasciare il posto alle pietre. Così tra sfasciumi, pietraie probabili residui di frane iniziamo il tratto che per me è stato più duro! Passo dopo passo, in un sentiero pietroso irregolare che sale con tornantini ampi lungo il pendio scosceso del Rocciamelone, si sale in una monotonia che non avevo mai provato in montagna.


Lo sguardo basso a seguire il sentiero, concentrato sui battiti cardiaci sempre più rapidi, pietra dopo pietra sembra di salire troppo lentamente; bando ai discorsi, inutile spreco di fiato ed energia, i pensieri vagano; il percorso concilia la meditazione, il raccoglimento interiore alla ricerca delle forze non tanto fisiche quanto mentali per continuare a salire. Scopro ancora una volta una montagna maestra di vita. A dispetto di un percorso così noioso, le fugaci soste per prendere fiato mi regalano un belvedere mozzafiato: riesco a distinguere oltre l’Orsiera Rocciavrè il Monviso!!


Siamo ormai oltre i 3000 m.: più in alto di così non ero mai andato!! Nel giro di 1h 30’ dal rifugio raggiungiamo una croce di ferro sormontata su una stele fatta di pietre( 3300 m) dove ci fermiamo per la seconda sosta.


Ci troviamo sull’anticima del monte, poco più sopra di noi la vetta è ben visibile. La stanchezza c’è ma sembra attutita dal raggiungimento ormai imminente della nostra meta. Ci apprestiamo a compiere l’ultimo tratto del percorso quello che a detta di molti è il più difficile e relativamente rischioso.

Il sentiero, che fino ad ora si era tenuto sul versante Sud, volge verso Est e taglia il pendio parallelamente alla cresta. Alla mia sinistra ho solo roccia, alla mia destra il ripido e scosceso pendio ma il sentiero è largo e non ci sono problemi di alcuna sorta. Si procede spediti senza più nessuna stanchezza ad appesantirci le gambe. Giungiamo sotto la vetta. La salita divine molto più ripida; gradoni di pietra e delle corde fisse sono di aiuto a superare alcuni punti in cui il percorso è più esposto. La concentrazione è tale che all’improvviso mi si para di fronte il busto del Re Vittorio Emanuele II e sopra esso la statua della Madonna con annesso Rifugio-Santuario. Siamo arrivati, quota 3538mt.
Il Rifugio Santa Maria ed il santuario della Madonna del Rocciamelone sono in un unico edificio con tetto, doppie porte e doppi infissi in acciaio. In realtà il rifugio è più propriamente un bivacco di alta montagna sempre aperto mentre il santuario e una cappella chiusa che viene aperta solo in occasione della festa della Madonna della neve (5 Agosto).






Passo gran parte del tempo a girarmi intorno ammirando e fotografando il panorama. Strane e suggestive correnti ascensionali portano in quota nuvole rarefatte come sbuffi di fumo che prendono forme strane. Ciò, purtroppo, annebbia la visuale verso Sud e la Val di Susa, diversamente a Nord il cielo è terso ed è li che si perde il mio sguardo a cercare di riconoscere le vette valdostane. Il Bianco, il Gran Paradiso, il Monte rosa. A Est, sotto di noi il Lago Malciaussia; A Nord-Ovest il vicino ghiacciaio del Rocciamelone con il recente lago effimero; più a Ovest la Val Cenischia con il lago del Moncenisio e dunque i monti francesi.
Luigi mi richiama agli elementari bisogni fisiologici di alimentazione, così diamo fondo alla nostra colazione al sacco; ci sdraiamo al sole e aspettiamo che gli altri escursionisti finiscano di fare le foto con la statua per fare altrettanto.


Dopodichè ci apprestiamo alla discesa.
Per lo stesso percorso di salita, se si eccettua qualche scorciatoia per tagliare i tornanti del pendio pietroso, ritorniamo al Rifugio Cà D’Asti. Gli addensamenti nuvolosi in quota, ormai, sono fitti e dal rifugio non è più visibile né la valle ne la nostra cima! Ci riposiamo e reidratiamo e riprendiamo la discesa. Complice la fitta nebbia nonché l’assenza di numerazione dei sentieri, imbocchiamo un percorso errato. Perdiamo un po’ di tempo ad accorgerci del banale errore e a tornare indietro aggiungendo, così, ai già 1300 metri di dislivello altri 300m. di inutile e nebbioso percorso montano!
Oramai siamo nella zona di pascolo, a circa 2500m, e la nebbia si dirada a sprazzi lasciandoci intravedere il parcheggio. Ben presto siamo all’auto.
La discesa sulla stradina di montagna è rapida. Le sinuose curve del tracciato e il panorama di Susa mi rilassano facendomi avvertire l’indolenzimento delle gambe e un generale senso di stanchezza. In uno stanco silenzio con il mio compagno di escursione, Luigi, ripenso all’impresa appena compiuta e mi vengono in mente le parole che ho letto nel bivacco, lasciate su un foglio di carta da un certo Enrico: una poesia, un’interpretazione poetica di ciò che il Rocciamelone ti induce a pensare come dazio per lasciare conquistare la sua vetta:




OLTRE LA PORTA
Oltre la porta del tuo sentirti debole
sta la tua forza
Oltre la porta del tuo provar dolore
Stanno il tuo piacere e la tua gioia
Oltre la porta del tuo provar paura
Stanno la tua sicurezza e la tua incolumità.
Oltre la porta del tuo sentirti solo
Sta la tua capacità di realizzarti,
di avere amore e compagnia.
Oltre la porta del tuo provare odio
Sta la tua capacità di amare.
Oltre la porta del tuo sentirti impotente
Sta la tua speranza vera e giustificata.
Oltre la porta delle tue carenze infantili accettate
Sta la tua realizzazione di oggi.
Enrico ‘44




In pochi minuti siamo in valle e ci lasciamo alle spalle questo immenso gigante della natura lieti e grati per averci permesso di salire fino in cima al cospetto della Madonna!



INFORMAZIONI ESCURSIONISTICHE:

Partenza: Parcheggio 150m prima del Rif. La Reposa (teleferica) – 2110 m.
Arrivo: Vetta 3538 m.
Dislivello: 1428 m.
Difficoltà: EE (percorso lungo, ed in alta quota con possibilità di placche di ghiaccio o neve nel tratto finale).
Segnavia: bianco e rosso
Durata: 4 h (in salita), 2h 30’ (in discesa)
Punti ristoro (e soccorso): Rifugio La Reposa (tel. 328-2544055 oppure 333-7009549)Rifugio Cà D’Asti (tel. 0122-33192)
Cartografia: I.G.C. foglio 2 - Valli di Lanzo e Moncenisio.

Consiglio: per godersi appieno questa spettacolare escursione sarebbe auspicabile compierla in due giorni con pernottamento al Rifugio Cà D’Asti o per i più audaci direttamente al bivacco di vetta.


Photo Gallery di www.rocciamelone.com: salita in vetta!







3 commenti:

Cuocapercaso ha detto...

Complimenti: una bellissima esperienza per chi, come te, ama la montagna! Il panorama deve essere stato spettacolare, come le tue foto testimoniano!
La prossima volta sarebbe bello restare a dormire nel bivacco, no?
;-)
Grazia

Raffaele ha detto...

Infatti l'ho scritto anche come "consiglio". Chissà, un domani forse ci ritornerò!
Raffaele

Trekker ha detto...

Grande escursione e belle foto.